Introduzione

In seguito abbiamo riassunto a grandi linee la storia della subacquea. I testi e le informazioni sono prese da www.wikipedia.it.

Storia

Il desiderio di andare sottacqua è probabilmente sempre esistito: per cercare cibo, scoprire manufatti, riparare navi (o affondarle) o forse solo per osservare la vita del mare. Tuttavia, finché gli esseri umani non trovarono un sistema per respirare sott'acqua, le immersioni sono state necessariamente brevi e convulse.

 

Tempi antichi

Uomini e donne praticano da secoli immersioni in apnea. Una prova indiretta ci giunge da antichi manufatti di provenienza sottomarina trovati sulla terraferma (ad esempio ornamenti di madreperla) e rappresentazioni di subacquei in antichi disegni. Nell'antica Grecia chi si immergeva in apnea era noto per aver cacciato spugne e per essere stato impegnato in imprese militari.

 

Il XVI secolo

Uno dei maggiori ostacoli dell'immersione era restare sott'acqua per un periodo di tempo sempre maggiore. Respirare attraverso un giunco cavo permette al corpo di restare sommerso, ma le canne di giunco più lunghe di mezzo metro non funzionano bene; la difficoltà di inspirare contro la pressione dell'acqua limita sensibilmente la lunghezza del boccaglio. Si provò anche a respirare da una borsa piena d'aria portata sott'acqua, ma fallì a causa dell'inalazione del diossido di carbonio.

Nel XVI secolo si iniziò ad utilizzare campane subacquee rifornite d'aria dalla superficie, il primo vero sistema per rimanere sott'acqua per un tempo illimitato. La campana era tenuta ferma alcuni piedi sotto la superficie, il fondo aperto all'acqua e la parte superiore riempita di aria compressa dalla pressione dell'acqua. Un subacqueo in posizione eretta avrebbe avuto la testa fuori dall'acqua. Poteva lasciare la campana per un minuto o due per raccogliere spugne o esplorare il fondo, per poi tornare per un breve lasso di tempo finché l'aria nella campana diventava irrespirabile. La campana subacquea è uno dei primi tipi di attrezzatura per i lavori subacquei e le esplorazioni dell'ambiente marino.

Sempre nello stesso periodo, in Inghilterra e Francia, degli scafandri fatti di pelle venivano usati a profondità di quasi 20 metri. L'aria veniva pompata dalla superficie con l'aiuto di pompe manuali. Presto vennero realizzati dei copricapi di metallo per resistere a pressioni ancora maggiori e i palombari andarono più in profondità. Entro il 1830 il copricapo rifornito d'aria dalla superficie era sufficientemente perfezionato da permettere vasti lavori di recupero.

I primi progetti di un'attrezzatura da palombaro risalgono addirittura a Leonardo da Vinci, che però non rese noti i progetti. In seguito, nella prima metà del XIX secolo e più precisamente nel 1829, Charles e John Deane di Whitstable, nel Kent inglese, progettarono il primo elmo da palombaro. Nel 1837, sulla base degli studi di Leonardo da Vinci e di Halley Augustus Siebe costruì una veste per immersione standard, una sorta di prima muta da palombaro per l'immersione.

L'elmo da palombaro consiste in una sfera di bronzo, rame o ottone cava munita di due fori: uno inferiore per far entrare la testa del palombaro e uno frontale, chiuso da uno sportello trasparente a tenuta stagna per la visione. Alla foratura inferiore viene collegata la muta del palombaro. All'interno dell'elmo si trovano gli ugelli di apporto dell'aria proveniente dalla superficie e una valvola di scarico. Questi comandi, azionati da movimenti della testa del palombaro, equilibrano la pressione esterna con quella interna all'elmo e alla muta.

 

Dal XIX secolo ad oggi

A partire dal XIX secolo due delle principali strade di investigazione, una scientifica e una tecnologica, accelerarono notevolmente l'esplorazione subacquea.

La ricerca scientifica fu portata avanti dal lavoro di Paul Bert e John Scott Haldane, provenienti rispettivamente dalla Francia e dalla Scozia. I loro studi aiutarono a spiegare gli effetti della pressione dell'acqua sul corpo e a definire i limiti di sicurezza per le immersioni con aria compressa. Allo stesso tempo i progressi tecnologici - pompe ad aria, scrubber, erogatori - resero possibile la permanenza dell'uomo sott'acqua per lunghi periodi di tempo.

Lo Scrubber o torre di lavaggio è un'apparecchiatura che consente di abbattere la concentrazione di sostanze presenti in una corrente gassosa, solitamente polveri e microinquinanti acidi. Queste apparecchiature trovano ampia applicazione negli impianti di depurazione fumi di svariati impianti chimici.

A partire dagli anni settanta si sviluppò, a fianco del crescente fenomeno del turismo internazionale, un turismo della subacquea mirato alla semplice "visita" dell'ambiente sottomarino.

In Italia negli ultimi dieci anni si è sviluppato in modo esponenziale il turismo subacqueo, con diversi tour operator specializzati e scuole di subacquea reperibili in ogni città o centro turistico.

All'inizio i primi palombari, pionieri della subacquea, si immergevano con attrezzature pesanti ed ingombranti, che rendevano possibili spostamenti limitati muovendosi sul fondale, ed erano direttamente dipendenti dalla superficie, dalla quale giungeva l'aria attraverso sistemi di compressori che alimentavano lo scafandro. Oggigiorno i subacquei grazie alle nuove attrezzature, sempre più leggere, tecnologiche e confortevoli, sono autonomi dalla superficie e possono spostarsi nuotano quasi senza fatica, ma durante le immersioni può anche accadere di muoversi sfruttando un veicolo a propulsione, secondo le esigenze, o semplicemente sfruttando le correnti marine.

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